È
sempre aperto il dibattito sulla violenza presente nei videogames e sulle
conseguenza che può avere sui giocatori. Si afferma spesso che la violenza dei
videogiochi possa portare i ragazzi a commettere atti di violenza nella vita
reale.
Ma
è davvero così? O è solo una scusa che gli adulti utilizzano per proibire ai
figli di passare troppo tempo davanti ai videogiochi?
I genitori spesso credono che le azioni violente commesse dai ragazzi siano il frutto diretto delle tante ore trascorse davanti ad una consolle di gioco; e così gli adulti si convincono che i videogames possono nuocere alla vita dei propri figli.
Il
Max Planck Institute for Human Development and Charité University Medicine St.
Hedwig-Krankenhaus di Berlino ha recentemente condotto una ricerca su 46
persone, dell’età media di 24 anni, divise in due gruppi per un periodo di
tempo di due mesi. Il primo gruppo ha giocato ai videogames per 30 minuti al
giorno, il secondo gruppo non ha giocato per niente. Al termine del periodo,
nei componenti del primo gruppo è stato riscontrato un incremento apprezzabile
della massa cerebrale; più precisamente nelle regioni della formazione
ippocampale destra, della corteccia prefrontale dorsolaterale destra e del
cervelletto bilaterale. Queste regioni sono associate alla navigazione
spaziale, alla formazione della memoria, alla pianificazione strategica e alle
capacità motorie di precisione delle mani. Lo studio ha quindi dimostrato che è
possibile allenare determinate aree del cervello attraverso i videogiochi.
Quindi
perché impedire ai propri figli di giocare ai videogames se questi non solo non
fanno male ma anzi permettono di allenare il cervello?
Ovviamente
ogni genitore deve consentire ai propri figli di giocare con videogiochi adatti
alle diverse fasce d’età. Per questo motivo è stato inventato il Pegi (Pan european
game information, ndr) un metodo di classificazione valido su tutto il
territorio europeo usato per catalogare i videogiochi attraverso cinque tipologie
di età e otto descrizioni di contenuto.
Davide
Cacciola, 1ªD
Nessun commento:
Posta un commento