Prova

Il giornale online dell'ISTITUTO PROFESSIONALE di STATO per i SERVIZI ALBERGHIERI e della RISTORAZIONE di San Pellegrino Terme (BG)

Realizzato dagli alunni delle classi 1ªF, 1ªD e 2ªD coordinati dal prof. Giuseppe Ippolito

Dirigente scolastico: prof. Brizio Luigi Campanelli

giovedì 14 gennaio 2016

La donna protagonista della nuova pubblicità

La pubblicità che alza il volume anche se non potrebbe, quella più discreta, la pubblicità che invade gli spazi privati, la pubblicità che si mette sempre di mezzo tra sé e la programmazione televisiva, la pubblicità  che prova gusto nel ridicolizzare le persone e la loro intelligenza… Un tempo quella  trasmessa dopo il Carosello costituiva un modello di propaganda molto diverso dall’attuale perché rappresentava un prototipo cui anche l’arte contemporanea decise di ispirarsi. Dei bambini  sorridenti che sponsorizzavano l’aranciata “San Pellegrino” immersi in  paesaggi colorati: la pubblicità di oggi è ben diversa, più articolata, strutturata in una certa maniera per colpire l’attenzione dello spettatore, spesso anche più volgare ed esplicita e dunque meno elegante e discreta. 

La pubblicità, a partire dagli anni ‘80, ha contribuito a diffondere uno stile di vita e di relazioni insostenibile. Ha reso le persone peggiori di quanto avrebbero potuto essere. È corresponsabile della  piega criminale che sta prendendo questo mondo. E  i complici di tutto ciò chi sono? I telespettatori che, loro malgrado, la subiscono.
E  la donna, in tutto questo, quale ruolo riveste?
Oggi non c’è pubblicità che non introduca l’immagine femminile per esprimere un concetto o per promuovere un prodotto. Non esiste più l’immagine della donna mamma di famiglia impeccabile, moglie invidiabile ma la proiezione di ciò che la donna è diventata, trincerata e costipata in una pluralità di ruoli utilizzati in tutti i modi nelle pubblicità. La figura femminile ha assunto sempre più un ruolo fondamentale. Ma a quale prezzo? Attraverso l’analisi condotta presso il “Museo della pubblicità”, all’interno del “Museo d’arte contemporanea” a Torino, si è consultato l’archivio dove sono presenti la maggior parte degli spot di Carosello. Interessante è stato capire in che modo venissero concepite le donne nella realtà mediale, specchio di quella sociale. La condizione  della donna di quel periodo è andata pian piano scemando nel corso degli anni, specialmente nel corso degli anni Settanta quando la donna ha iniziato a cambiare socialmente. Questo lasso di tempo è stato fondamentale per arrivare alla nostra contemporaneità, non solo per una netta diminuzione del maschilismo, ma anche per traguardi sociali e giuridici importanti.
La troviamo protagonista nella maggior parte degli spot ed è connotazione di molti prodotti rivolti agli uomini. Non è quindi solo colei che consiglia articoli di pulizia o per l’alimentazione, ma ad esempio è anche chi personifica una birra, una moto o un’auto.
L’ immagine femminile viene utilizzata per incrementare e pubblicizzare le vendite. Sebbene si cerchi di offrire l’immagine di una donna sicura di sé e indipendente, viene invece presentato il modello della donna oggetto e accennato il ruolo di inferiorità della stessa rispetto al mondo maschile. Appaiono sempre più snelle, belle, sensuali, eleganti, con forme perfette tanto da  incrementare sentimenti di insoddisfazione da parte di tutte le donne costrette a subire l’immagine di una perfezione “astratta” che nella realtà non esiste. La donna presente nel messaggio  pubblicitario si annulla in quanto persona, diventando oggetto. E la donna, nonostante sia spesso al centro della critica, preferisce rimanere in questa posizione, accettando tutti i pericoli e soprattutto le perplessità che tutto ciò comporta!


Aminata Diallo, 2ªD - Julia Mussetti, 2ªD - Marylin Carnieletto, 2ªD

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