Supera
i due miliardi di dollari il patrimonio dell’Isis (l’Islamic state of Iraq and
Syria, ndr), l’organizzazione terroristica islamica che fa tremare tutto il
mondo occidentale. Grazie al business del petrolio lo Stato Islamico guadagna
circa tre milioni di dollari al giorno; ma l’oro nero non rappresenta l’unica
fonte di finanziamento. La bandiera nera, infatti, non sventola solamente sui
pozzi di petrolio.
Il
simbolo dell’Isis è, infatti, una bandiera nera sulla quale è impressa una
scritta bianca in lingua araba; al di sotto c’è una figura circolare di
color bianco con all'interno una scritta nera sempre in lingua araba. Queste due
frasi rappresentano la Shahada, la professione di fede islamica: “Non c’è
divinità se non Dio”, “Maometto è l’Inviato di Dio”.
Il
vessillo dei terroristi ha sventolato, nell’agosto del 2014, sulla città di
Mosul quando i terroristi hanno prelevato l’intera riserva della banca locale, una
cifra vicina ai 500 milioni di dollari.
Altra
fonte di finanziamento sono i rapimenti di ostaggi con lo scopo di ottenere ingenti
riscatti, ma non sempre gli Stati si piegano a queste richieste e quindi spesso
si arriva all’uccisione degli ostaggi.
Il
patrimonio dell’Isis viene anche alimentato dai soldi e dai beni archeologici
rubati durante i saccheggi che seguono le operazioni militari. Ma tante sono
ancora le attività illecite ancora sconosciute che finanziano i terroristi islamici.
Ad
alimentare le casse dello Stato islamico ci sarebbero – come credono in tanti –
anche i soldi provenienti dalle élite sunnite dell’Arabia Saudita, del Kuwait e
degli altri Stati del Golfo Persico.
Ingenti
anche le donazioni private che passano attraverso il confine turco-siriano come
spigato dal Washington Post.
David
Marta, 1ªD
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