Li
chiamano profughi. Sono uomini, donne e bambini in fuga dai loro Paesi. E
chiedono asilo politico. Cercano una casa e un lavoro: le condizioni per vivere
la propria vita dignitosamente.
A
spingerli ad abbandonare la propria patria sono la fame, la schiavitù, le guerre
religiose, le carestie; in definitiva la violazione dei più basilari diritti
umani.
In
tanti arrivano con la speranza di trovare casa e lavoro per vivere onestamente.
In molti non ce la fanno e pagano con la vita la ricerca di un futuro migliore.
I viaggi che intraprendono infatti sono duri, faticosi e pieni i pericoli.
Guardano all’Italia come all’Eldorado. E qui arrivano partendo da diverse parti del mondo: Repubblica Centro Africana, Eritrea, Somalia, Sudan, Etiopia, Gibuti, Pakistan, Nigeria, Afghanistan e Siria.
Guardano all’Italia come all’Eldorado. E qui arrivano partendo da diverse parti del mondo: Repubblica Centro Africana, Eritrea, Somalia, Sudan, Etiopia, Gibuti, Pakistan, Nigeria, Afghanistan e Siria.
Il
sistema d’accoglienza italiano attualmente ospita 93.608 profughi tra centri
governativi e strutture temporaneamente regionali.
In
Italia vivono spesso tra i binari delle stazioni; i più “fortunati” hanno un
materasso sulla banchina e un cartone come coperta. Ma la maggior parte di loro
non sono considerati profughi ma clandestini e l’Unione europea per questa
ragione non vuole aiutare l’Italia. In Italia sono distribuiti in dieci regioni:
Sicilia (16%), Lombardia (13%), Lazio (9%), Campania (8%), Piemonte (7%),
Veneto (7%), Puglia (6%), Toscana (6%), Emilia-Romagna (6%), Calabria (5%).
Solo in Italia gli emigrati sono 5 milioni e 730 mila e rappresentano l’8,3% della
popolazione totale.
Vanessa
Silva, 1ªF - Laura Facchinetti, 1ªF - Zoe Bonzi, 1ªF - Yomar Maldonado, 1ªF
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